Imparo lentamente a usare flash, a ritrovare la calma, a pensare a una cosa per volta.
Fuori la luce è già quasi quella del tramonto, dall'altra stanza arriva della musica, penso che presto saremo di nuovo via e a mio nonno e alle case che una volta erano per sempre come dicevamo a cena con un amico architetto, erano per sempre qui e in Argentina e forse quasi in tutto quello che chiamiamo mondo occidentale.
Mia nonna dice che quando mio nonno costruì la caso dove anche io sono vissuta per un po' e dove ancora loro due abitano, verniciò tutte le porte con una vernice per navi, così sarebbero rimaste lucide per sempre. La vernice era così forte e l'aria irrespirabile che lei andò via per qualche giorno, per non intossicarsi. Le porte erano ancora lucide quando le cambiarono per via di certi lavori dopo una cinquantina d'anni.
Quella dei miei nonni è una CasaPerSempre, le nostre, per ora sono case di passaggio, di transizione, fra una città e l'altra, fra un quartiere e il successivo, fra un paese e il prossimo dove stare, dove imparare il nome del panettiere e quello del signore che ti serva il caffé la mattina o una birra a fine giornata.
Mi chiedo se esiste veramente una differenza fra scelte e necessità e cosa succede quando non puoi più distinguere le une dalle altre.
Forse succede solo che la tua vita continua, va avanti.